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Programmazione Neuro Linguistica: una comunicazione etica?

In Uncategorized on 13 July 2016 at 2:52 PM

Matteo Jacopo Zaterini

Quante volte ci siamo chiesti se il nostro interlocutore è completamente sincero nei nostri confronti? Quante volte abbiamo avuto la sensazione che il discorso di qualcuno non “quadra” del tutto e, che forse, in fondo, tra una parola e l’altra qualcosa effettivamente ci sta sfuggendo?

Da esseri umani abbiamo la capacità di dare un significato, di interpretare qualsiasi cosa ci circonda. Ma questa capacità non è infallibile: non sempre riusciamo ad assegnare un significato che sia il più possibile vicino alle intenzioni di chi lo ha prodotto e, a volte, non riusciamo nemmeno a cogliere i segnali che ci troviamo davanti.

Esiste allora un modo per “leggere tra le righe” del discorso di qualcuno? Ci sono delle discipline che ci forniscono degli strumenti per trovare e interpretare dei segnali “nascosti” di comunicazione che altrimenti ci sarebbero sfuggiti?

Sappiamo tutti che è impossibile non comunicare: anche rimanendo immobili e in silenzio nell’angolo di una stanza, un osservatore può interpretare quello che (non) stiamo comunicando. Disagio, paura, distrazione, concentrazione sono tutte possibili risposte a domande del tipo: “come posso interpretare quello che sto vedendo, cosa sta provando quella persona, perché è ferma e zitta proprio in quel posto ed in quel momento?”

La Programmazione Neuro Linguistica ci promette di conoscere proprio “il come, il cosa, il perché” un’altra persona sta comunicando. Ci guida nell’interpretazione di segnali nascosti forniti dall’interlocutore, difficili da scovare ed interpretare correttamente. Si tratta comunque di una disciplina controversa, non riconosciuta come scienza, talvolta considerata dal mondo accademico come una serie di trucchetti per intrattenere l’audience. È un dato di fatto però il suo riuscire a raccogliere consensi da chi si è lasciato coinvolgere dalle attività formative organizzate all’interno di corsi, seminari e pubblicazioni.

Ma chi si avvicina alla disciplina la prima volta quali domande può “legittimamente” rivolgere alla PNL? Può, per esempio, chiedere e chiedersi quanto del rapporto tra interpretazione e contesto viene tutelato dall’approccio modellistico proprio della materia? Possiamo traslare le tecniche interpretative dalla PNL all’interno del contesto psicoterapeutico? Possiamo ignorare la (scarsa) considerazione che il panorama scientifico ha della disciplina? Attraverso l’uso degli strumenti della disciplina, vengono rispettate le premesse di una relazione che si possa definire “etica”?

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Matteo Jacopo Zaterini, laureato presso l’Università del Salento in Scienza e Tecniche Psicologiche, attualmente collabora con il Lab in Applied Ethics and Interdisciplinarity all’interno dell’IBIL.

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