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Tu non sei speciale

In Direttore, editoriale on 8 January 2018 at 8:12 PM

Giovanni Scarafile

Siamo spesso bombardati da inviti commerciali o da insegnamenti fasulli in cui, implicitamente e talvolta esplicitamente e senza alcuna vergogna, ci viene spiegato che siamo meglio degli altri. Proprio perché siamo migliori, noi non dovremmo esperire la sofferenza come fanno gli altri.

Dispiace dirlo, ma l’idea che siamo migliori degli altri è sbagliata. In molti cercano di sottrarsi alle sofferenze che inevitabilmente la vita propone, per il fatto di essere affascinati da una idea priva di fondamento. Indipendentemente da quanto tu possa credere, dunque, non sei speciale. Sei una persona normale, come tutti gli altri.

È vero, accettare le sofferenze non è per niente facile e tentare di sottrarsi ad esse è del tutto comprensibile. Tuttavia, se vogliamo veramente mantenere il controllo di noi stessi anche di fronte alla sofferenza, dobbiamo accettare che non siamo speciali. Questo ci aiuterà a trovare di fronte alla sofferenza la giusta collocazione.

La felicità deriva dalla capacità di trovare la giusta collocazione di fronte alla sofferenza. Questo non significa smettere di soffrire, ma piuttosto chiedersi “per quale scopo io soffro?”.

Ogni persona ha uno scopo fondamentale, anche se spesso tendiamo a dimenticarlo perché siamo completamente assorbiti dalle distrazioni.

A queste conclusioni non arriva un noioso filosofo, rinchiusosi per dieci anni in una grotta sperduta. Esse, invece, sono il risultato del ragionamento di Mark Manson, autore del libro The Subtle Art of not Giving a F*ck, un caso letterario, da 55 settimane nelle classifiche dei libri più venduti del New York Times.

Secondo Manson, se vogliamo vivere una vita lieta, è importante riscoprire il nostro scopo. Facendo ciò, sarà più facile concentrare le energie sugli obiettivi che deliberatamente ci poniamo. In questo processo, non va trascurato il valore del dubbio. Conviene, per esempio, chiedersi se lo scopo per cui siamo disposti a soffrire vale veramente la pena di essere perseguito. Ecco, una attitudine critica è ciò che può destarci da ogni sonno dogmatico, cioè da ogni cattiva convinzione riguardo le mete delle nostre azioni.

È fondamentale tenere a mente che i valori, ciò per cui agiamo, non si equivalgono. Esistono valori buoni e meno buoni. In termini generali, i valori cattivi sono quelli che non ci permettono di avere il controllo su noi stessi. Si pensi, per esempio, alla fama che dipende interamente da ciò che gli altri pensano. Occorre invece trovare valori che concretamente ci aiutino a raggiungere il nostro scopo.

Una volta, il filosofo Romano Guardini raccontò di aver fatto un sogno in cui gli fu spiegato che ad ogni uomo al momento della nascita viene donata una parola. Quella parola è determinante per la nostra vita perché “tutto ciò che accade mentre gli anni scorrono è la traduzione di questa parola, è il suo chiarimento, è la sua realizzazione” (L’opposizione polare). Quella parola, dunque, è sia un incarico che un dono. E tu, sapresti dire qual è la parola che ti è stata data in dono al momento della tua nascita?