According to the common opinion, the male and the female are the founding model of the couple, family, and society. Today, however, this model is no longer the only one, and is questioned by other sexual paradigms that represent, in another form, the concept of “human nature”. By “human nature,” I refer to all natural combinations; that is to say, to all the changes and differences living in female and male. Let me clarify the horizon of my reflection that fits into a frame that keeps the difference of male and female as the main models; adding to them, at the same time, the vastness of a planet, the LGBTQI, which requires an intelligent comparison without prejudice to affirm the equal dignity and equality of all human beings, without any kind of racial, religious and sexual discrimination.
I merely point out that a notable number of the world’s population is born with features that do not belong to the traditional sexual binarism, female and male. The cause, as many scholars argue, should be traced to a genetic code and/or endocrine profile and/or primary and secondary sex characteristics that do not fit into the binary definition. This planet is also named as intersex but unlike the other planets, LGBTQI, perhaps best known of the intersex realm, is still hidden and poses enormous social, cultural and political questions.
According to Veronesi the problem is that the trend that is emerging will continue to grow in the future, as new forms of sexuality spread. In his view, from the biological and genetic point of view, the “indeterminate sex” would be an accentuation of bisexuality. The question, then, we ask ourselves is: If in the dominant culture only two genders exist in nature, what happens to the others, particularly those transsexual or intersex? Must they remain invisible forever? The horizon that opens asks disturbing questions not only for law, ethics, and politics, but also religions. This reflection comes from the desire to give visibility to a minority of subjects still forgotten, with the aim to build the foundation for a society that can catholically defend the rights of all human beings.
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Il noto dizionario Treccani definisce il termine eclissi/eclisse in questi termini: «Temporanea invisibilità di un astro per interposizione di un altro. Eclisse solare, quando la Luna nasconde il sole. Eclisse lunare, quando la Terra si interpone fra Luna e Sole con oscuramento della Luna». In un caso o nell’altro ciò che in questo fenomeno si verifica è il nascondimento, l’oscuramento di un astro, o per effetto di un altro astro, o per il movimento di un pianeta. Nei termini informatici, invece, è l’avvertimento che il mio computer segnala con MOSTRA ICONE NASCOSTE quando, per esempio, nasconde temporaneamente dai programmi ufficiali quelli che apro con minore frequenza. Mi servo della metafora dell’eclissi (o del mio pc) e della differenza fenomenica che in queste situazioni si verifica, per mostrare quello che, a mio avviso, è un evento sociale ancora nascosto all’interno della riflessione religiosa cristiana e, in particolare, di quella cattolica. Entrando maggiormente “in media res”, ovvero al centro della questione, intendo riferirmi ad alcune tematiche particolarmente delicate per il magistero teologico e, in generale, per la società civile: come, per esempio, la diffusione delle coppie di fatto, i matrimoni misti, le famiglie monoparentali, la riformulazione della stessa famiglia in seguito ai fenomeni migratori, e ancora gli uteri in affitto, le coppie non sposate, single o omosessuali. Alcuni mesi fa, ha sollevato aspre critiche il provvedimento del Tribunale dei minori di Bologna di dare in affidamento temporaneo una bimba di tre anni ad una coppia di omosessuali. A partire dalle unioni fra persone dello stesso sesso, nello specifico, intendo riferirmi qui ad alcune forme di sessualità minori e/o eclissate.
Secondo l’opinione comune, il maschile e il femminile rappresentano il modello fondante della coppia, quello indicativo, regolativo, normativo della famiglia, e anche della società. Oggi però questo modello non è più l’unico ed è messo in discussione da altri paradigmi sessuali che rappresentano, in altra forma, il concetto di “natura umana”. E per natura, come tenterò di dire più avanti con l’aiuto della biologia, della filosofia, e delle altre scienze, sono implicate politicamente tutte le naturali combinazioni (non dunque “contro la natura”) ovvero tutte le mutazioni e le differenze, e sottolineo le differenze che “in atto” (per ricordare qui anche Aristotele) non sono più e solo il femminile e il maschile. Come già segnalava in Nonostante Platone, la pensatrice in movimento Adriana Cavarero, filosofa sempre disposta a farsi contaminare da altri linguaggi, «quando si parla di una delle caratteristiche del pensiero italiano della ‘differenza sessuale’ mi riferisco all’aderenza — sempre cercata, se non sempre realizzata — della teoria con le pratiche politiche» (Ronchetti-Cavarero 2011: 139). Ora non intendo qui porre provocazioni o alimentare equivoci, piuttosto è mia intenzione chiarire, in primo luogo, l’orizzonte della mia riflessione che si inserisce in una cornice che mantiene sì la differenza dei due astri principali (il maschile e il femminile come modelli esemplari), ma ad essi, aggiunge la vastità di un pianeta, quello LGBTQI, che benché si interponga, come la Terra, in questo binario di Sole e Luna, non è ancora ben conosciuto. Un acronimo, LGBTQI che appartiene ad un lessico e a delle narrazioni che ad alcuni potrebbero risultare irritanti. Come segnala Cavarero riferendosi alle narrazioni: «La lingua dell’esistente assume la condizione carnale del “questo e non altro” in tutta la sua percepibile concretezza. A partire, con la nascita, dalla “nuda realtà della nostra apparenza fisica originaria” ciascuno di noi e chi appare agli altri nella sua unicità e distinzione» (Cavarero 1997: 32). Un acronimo planetario che esige un confronto serrato, intelligente e senza pregiudizi neppure della Chiesa che non smette mai di affermare la pari dignità di tutti i figli di Dio, l’uguaglianza di tutti gli uomini, senza discriminazione alcuna di natura razziale, religiosa e sessuale. In secondo luogo, vorrei dialogare con voi, a partire da questa ampia e differente Weltanschaung (da questa visione del mondo dove nessuno deve rimanere nascosto e neppure eclissato), al fine di evidenziare i punti di criticità, le difficoltà di uno stare al/nel mondo, dove ancora molte soggettività attraversano quotidianamente la sofferenza di sentirsi ed essere considerate “secondo natura” soggettività differenti. E non mi riferisco qui solo a un diffuso bullismo omofobico, bensì anche a uno transfobico, molto più pericoloso. Dal 2008, anno del primo report, a oggi sono stati 1.374 gli omicidi censiti in più di 60 nazioni. È il Brasile a detenere il triste primato (539 assassinii), seguito dal Messico (144) e dalla Colombia (76). Per quanto riguarda l’Europa, l’Italia con 26 omicidi è il secondo paese, dopo la Turchia (34), per numero di persone trans ammazzate negli ultimi quattro anni! L’Italia è anche il paese che ha ratificato la Convenzione di Istanbul per la prevenzione e il contrasto della violenza sulle donne esprimendo una riserva sull’uso del concetto di “genere” nel testo della Convenzione. L’Italia esclude quindi le donne trans dai soggetti che possono beneficiare degli effetti di questo importante trattato internazionale.
Vorrei ora precisare lo status quaestionis a partire dall’interrogativo: Femmina e Maschio Dio li creò? Mi limito a ricordare che la distinzione più ovvia a livello sociale e culturale è quella tra femmina e maschio. Eppure, un numero degno di nota della popolazione mondiale nasce con caratteristiche che non afferiscono al binarismo sessuale tradizionale, femmina e maschio. La causa, come sostengono molti studiosi, va rintracciata in un codice genetico e/o endocrino e/o con caratteristiche sessuali primarie e secondarie che non rientrano nella definizione binaria.
La posta in gioco qui è molto alta e non può concludersi con l’affermazione: Femmina e Maschio Dio li creò!!! All’interno di questo orizzonte, faccio qui riferimento a tre voci interessanti. La prima è quella della ricercatrice bolognese Beatrice Busi che rivendica, in Modificazioni. MGF (mutilazioni genitali femminili), il ruolo fondamentale assunto dalle teorie Queer. Il temine Queer Theory venne coniato per la prima volta in Italia dalla professoressa di storia della coscienza presso l’Università della California, Teresa De Lauretis, dalla quale segue il seguente racconto:
Quando coniai l’espressione “queer Theory” per un convegno sull’omosessualità tenutosi presso la mia sede universitaria nel 1990, il termine “queer” (strano, strambo, bislacco) era da più di un secolo usato in senso dispregiativo per designare una persona omosessuale, ma era già stato ripreso e riscattato dal movimento di liberazione gay e veniva usato con orgoglio da uomini e donne dichiaratamente o apertamente omosessuali. Nel definire il tema dell’incontro che stavo organizzando con quelle parole invece di, per esempio, “sessualità lesbica e gay”, volevo aprire una vertenza e mettere in discussione, per prima cosa, l’idea che l’omosessualità maschile e quella femminile fossero, indipendentemente dal genere, una medesima forma di sessualità e, in secondo luogo, che questa fosse identificabile solo per contrasto con l’eterosessualità (che però gli studi femministi avevano abbondantemente dimostrato distinta in maschile e femminile) (Bernini 2013: 192).
Scrive Busi: “Proprio a partire dall’esperienza gay, lesbica, trans e intersessuale, le teorie Queer hanno radicalmente contestato la violenza del riduzionismo insito nei binarismi, valorizzando invece le dislocazioni prodotte dai processi di soggettivazione personale e politica”.
La seconda è, invece, quella della sociologa toscana Michela Balocchi, autrice di Intersex. Dall’ermafroditismo ai “Disturbi dello sviluppo sessuale”. Balocchi qui analizza la dimensione dei corpi sessuati e mette in discussione le stesse definizioni di femminile e di maschile, il genere, le identità di genere, gli orientamenti sessuati.
La terza è quella dello studioso milanese Lorenzo Bernini, professore di Filosofia Politica presso l’ateneo scaligero.Nel suo saggio Maschio e femmina Dio li creò? Il sabotaggio transmodernista del binarismo sessuale, l’autore espone le critiche mosse da M. Mieli, M. Foucault e J. Butler alla logica binaria che caratterizza la rappresentazione moderna della sessualità. E dichiara : «Seguendo strategie argomentative differenti, questi autori hanno mostrato che la concezione moderna dell’identità sessuale è un’architettura inospitale: attraverso le loro riflessioni sulle minoranze sessuali, mi interrogherò sulla possibilità di far saltare in aria anch’essa» (Bernini 2010: 10).
Il pianeta, per restare all’interno della metafora utilizzata dell’eclisse, viene nominato anche come INTERSEX ma a differenza degli altri pianeti, LGBTQI, forse più noti, quello INTERSEX, è ancora sotterrato e pone problematiche sociali, culturali e politiche enormi. Come ricorda la biologa americana Fausto-Sterling su 1000 nati 17 presentano una qualche caratteristica di intersessualità; nella stessa direzione conducono le ricerche di Preves che assicura una incidenza del 2% e di Dreger che rileva una percentuale di un terzo ogni 2000 nati (Balocchi 2012: 76-84).
Anche l’oncologo Veronesi in un’intervista pubblicata sulle pagine di Repubblica, il 2 settembre 2013, osserva che, anche in Italia, l’incidenza di soggetti nati con anatomia atipica è in aumento. Vale la pena di riprendere questa sua conclusione: “La Scienza ha dimostrato che esiste un legame profondo fra stile di vita e pensiero, assetto ormonale e sessualità. Sappiamo che il cervello elabora dei bisogni per la sopravvivenza e, attraverso l’ipotalamo, all’interno del cervello, li comunica all’ipofisi, che è la regista del sistema ormonale perché, a sua volta, stimola tutte le ghiandole endocrine, comprese le gonadi, cioè gli organi riproduttivi. Nella donna le ovaie; nell’uomo i testicoli. E cosa accade? Accade che i testicoli producano gli spermatozoi e gli ormoni maschili, principalmente testosterone, che inducono aggressività, mentre l’ovaio produce gli ovociti e gli ormoni femminili, estrogeni e progesterone, che inducono invece all’amorevolezza. Per questo motivo il cambiamento dei ruoli familiari e sociali dei due generi nel tempo ha prodotto una modificazione nella stessa biologia umana. Più un uomo si avvicina a ruoli che non richiedono particolare mascolinità, come avveniva nell’antichità, tipo cacciare, uccidere, combattere altri uomini, faticare per procurarsi il cibo, meno la sua ipofisi riceverà stimoli dall’ipotalamo e, giorno dopo giorno, i testicoli rallenteranno la loro funzionalità. Lo stesso discorso vale per la donna, costretta invece a sviluppare aggressività per imporsi socialmente, fare carriera, comandare persone, assumersi responsabilità; per cui l’ovaio tende a ridurre la produzione di estrogeni, su istruzione dell’ipotalamo. Il risultato è che le differenze di genere si attenuano e si attenua di conseguenza l’attrazione reciproca, che in natura avviene sempre fra poli opposti”. Potrebbe sembrare che Veronesi critichi l’emancipazione femminile dicendo che PER COLPA della caduta degli stereotipi di genere nascono più bambini intersex, in realtà secondo Veronesi il problema è che il trend che sta emergendo continuerà a crescere nel futuro sviluppando nuove forme di sessualità sempre più ampie. Ma non è l’unica evidenza. Perché, a suo avviso, da un punto di vista biologico e genetico, il “sesso incerto” è un’accentuazione della bisessualità.
“Tutti siamo – conclude l’oncologo – potenzialmente bisessuali: i maschi hanno le mammelle e la loro prostata è una specie di utero, mentre le donne hanno la clitoride che è una sorta di pene. Negli individui di sesso incerto, o intersex, c’è una discrepanza fra il genere scritto nei cromosomi, XX per la femmina e XY per il maschio, e gli organi genitali. In circa il 50% dei casi questa doppia identità sessuale alla nascita è dovuta al difetto genetico di un enzima che produce un eccesso di testosterone nel feto. Se il futuro bimbo è femmina, avviene una mascolinizzazione dei genitali: la clitoride è lunga come un pene e la vagina è quasi inesistente”.
Anche la biologa-filosofa Fausto-Sterling precisa che, a suo avviso, esistono in natura almeno cinque sessi, quello maschile, un altro femminile, quello dell’ermafrodita e gli ultimi due, quello del pseudo ermafrodita maschio e quello del pseudo ermafrodita femmina (Cf. Fausto-Sterling1993).
La domanda che, dunque, ci poniamo è la seguente: se nella cultura dominante esistono per natura solo due generi, gli altri e, in particolare quelli inter o transex che si interpongono come nell’eclissi, che fine fanno? Resteranno invisibili per sempre? Lo scenario sessuato che si apre pone interrogativi inquietanti non soltanto per il diritto, per l’etica, per la politica, per tutte le scienze, ma anche per le religioni, e non solo monoteiste.
Per il momento il protocollo medico ha risposto ai casi di ambiguità sessuale o di terzo sesso o di intersex o di transex, con la medicalizzazione, ovvero attraverso interventi chirurgici e farmacologici con lo scopo di normalizzare i genitali. Ma se invece del frustrante intervento si favorisse una fase di transizione del genere del neonato?
La Ley de Identidad de Género in Spagna permette dal 2007 di cambiare il nome e il sesso sulla carta di identità e sul passaporto, a tutti coloro che possiedono la nazionalità spagnola, senza l’obbligo di un intervento chirurgico ai genitali e senza sentenze giudiziarie. Anche la Germania, il primo paese in Europa a varare una legge entrata in vigore il 1 novembre 2013, rende facoltativa nell’atto di nascita la precisazione sessuale, ove fosse indeterminata o ambigua. Fino ad ora, solo l’Australia, aveva introdotto una normativa del genere. Una rivoluzione giuridica destinata a diffondersi, e a riconoscere come espressione dei diritti della personalità la distinzione fra il sesso «percepito e vissuto». Per un altro verso, anche l’Argentina ha lavorato nella cornice dei diritti del “terzo genere”, approvando il 24 maggio 2012, per la prima volta nel mondo la Ley de identidad de género n. 26743, una delle leggi più avanzate al mondo in quanto a libertà e a diritti per il collettivo LGBTQI: obiettivo principale è stato quello di considerare, non patologica, la transessualità. Il riferimento alla legge è consultabile sulle pagine del sito ufficiale del governo argentino: http://www.boletinoficial.gov.ar/Inicio/Index.castle.
A seguire nel 2012, anche la Spagna, ma solo i Paesi Baschi e la Navarra approvarono delle leggi per tutelare i soggetti transessuali. A tal proposito rimando all’interessante dossier apparso su El Paίs del 3 novmbre 2013 di Reyes Rincón, Familias en transición de género.
Concludendo, questa riflessione è nata dal desiderio di dare una voce a questa minoranza di eclissati e dalla volontà di pensare a voce alta al fine di costruire una società più includente e interprete universale dei diritti dell’essere umano, attenta alle molte diversità spesso invisibili.
“Non abbiate paura! Cristo sa cosa è dentro l’uomo!”, esortava Papa Wojtyla. “Chi sono io per giudicare i gay? ha replicato oggi Papa Francesco. Che insieme al documento preparatorio della III Assemblea generale straordinaria del sinodo dei vescovi sul tema: Le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto dell’evangelizzazione”, ha aggiunto audacemente anche un’inedita iniziativa rivolta ai fedeli di tutto il mondo, promuovendo un sondaggio di 38 domande in cui ha chiesto alla comunità cristiana un giudizio anche sulle coppie di fatto, etero e gay. Tutto ciò fa ben sperare e con l’apertura anche dei bronzei portoni vaticani, rimasti per molto tempo serrati, sembra rinnovarsi oggi un impegno pastorale e politico molto delicato: tutti siamo interpellati a costruire (nessuno dovrà sentirsi pertanto eclissato) quella realtà universalmente incarnata e sessuata che è l’amore.
Paola Coppi
Riferimenti bibliografici
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Balocchi, M. 2012. Intersex. Dall’ermafroditismo ai “disturbi dello sviluppo sessuale”. ZAPRUDER, pp. 76-84.
Bernini, L. 2010. Maschio e femmina Dio li creò? Il sabotaggio transmodernista del binarismo sessuale, Milano: Il dito e la luna.
Bernini, L. 2013. Apocalissi queer. Elementi di teoria antisociale. Pisa: ETS.
Busi, B. 2012. Modificazioni. MGF in Femministe a parole. Grovigli da districare. Roma: Ediesse.
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Spivak, Gayatri C. 2002. Subaltern studies. Modernità e (post) colonialismo. Verona: Ombre Corte.
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Paola Coppi. Laureata in Filosofia con Roberto Finelli presso l’Università di Bari, ha conseguito il dottorato di ricerca in Etica e Antropologia con Mario Signore presso l’Università del Salento. Specializzata in Scienze della Cultura presso la Scuola di Alti studi del San Carlo di Modena, ha conseguito a Verona il Magistero in scienze religiose. Ha effettuato periodi di studio in Germania e Spagna. Ha pubblicato diversi contributi scientifici su riviste filosofiche internazionali. Attualmente sta per completare un secondo dottorato in Filosofia politica su María Zambrano sotto la direzione di Adriana Cavarero. Collabora con l’Università di Verona ed è componente del Centro di ricerca scaligero Politesse (Politiche e teorie della sessualità) il cui responsabile è Lorenzo Bernini.
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